canoa nel lago

Overshoot day: umanità in debito ecologico

Overshoot day

Il 2 agosto è stato il giorno del sorpasso, l’Overshoot Day. Dall’elaborazione del Global Footprint Network (con il quale il WWF collabora da anni nella stesura del Living Planet Report), infatti, risulta che nel 2017 abbiamo impiegato solo 7 mesi e 2 giorni per esaurire tutto il budget di risorse rigenerabili nel corso dell’anno che il pianeta ci mette a disposizione.

L'Italia è il quarto paese al mondo in termini di consumi di risorse, dopo Sud Corea, Giappone e Svizzera. A livello mondiale, con questo "stile di vita" abbiamo bisogno di 1,7 pianeti.Una Terra non basta. Ogni anno, il Global Footprint Network calcola l’impronta ecologica dell’umanità (ovvero le nostre necessità di utilizzare risorse dalle aree agricole, dai pascoli, dalle foreste, dalle aree di pesca e lo spazio utilizzato per le infrastrutture e per assorbire il biossido di carbonio, la CO2), e la confronta con la biocapacità globale, ossia la capacità dei sistemi naturali prima indicati di produrre risorse e assorbire biossido di carbonio. Secondo questi dati, dagli inizi di agosto sino alla fine dell’anno, soddisferemo la nostra domanda ecologica dando fondo alle risorse (il capitale) e accumulando gas ad effetto serra nell’atmosfera. Secondo i calcoli del Global Footprint Network il primo anno in cui l’Overshoot Day è andato sotto i 365 giorni dell’anno è stato il 1971 quando l’Overshoot Day è caduto il 21 dicembre (da allora continuiamo a utilizzare il capitale naturale), nel 1981 è caduto il 12 novembre, nel 1991 l’11 ottobre, nel 2001 il 23 settembre, nel 2011 il 5 agosto e, in questo 2017, appunto, il 2 agosto.
L’era dell’Antropocene. Lo scorso anno, l’apposito gruppo di studiosi dell’Unione Internazionale di Scienze Geologiche ha annunciato che la documentazione scientifica sin qui raccolta conferma l’ipotesi di poter indicare una nuova epoca nella scala geocronologica della Terra (Geological Time Scale) da definire Antropocene, proprio perché riguarda gli effetti pervasivi e duraturi riscontrabili, anche nelle stratificazioni geologiche (come i tecno fossili), del ruolo dell’intervento umano sui sistemi naturali del pianeta. Una componente significativa degli scienziati che si occupano del Sistema Terra pensa chiaramente che l’umanità abbia condotto la Terra in un nuovo periodo geologico.
Una popolazione in continua crescita. La popolazione mondiale ha superato i 7,5 miliardi di esseri umani. Secondo l’ultimo World Population Prospects della Population Division dell’ONU nel 2030 dovrebbe superare gli 8,5 miliardi e raggiungere quasi 9,8 miliardi nel 2050 fino ad arrivare a quasi 11,2 miliardi nel 2100.  La popolazione umana ha raggiunto il traguardo del primo miliardo agli inizi del 1800, per poi iniziare il Novecento con 1.6 miliardi e terminarlo con 6.1 miliardi (con una crescita quindi, in un solo secolo, di quasi 5 miliardi). Ogni anno almeno 83 milioni di persone si aggiungono alla popolazione mondiale con una crescita dell’1.1% annuo.
L’appropriazione della produttività del Pianeta. Oggi l’umanità si appropria del 25% della produttività primaria netta (definita Human Appropriation of Net Primary Production, HANPP), cioè dell’energia raggiante solare utilizzata dalla vegetazione terrestre per trasformarla in materia organica che consente il resto della vita sulla Terra. Questa percentuale si ritiene possa raggiungere il 27-29% entro il 2050 se il nostro livello di impatto sui metabolismi naturali dovesse proseguire con i ritmi attuali, giungendo al 44% nel caso di un massiccio utilizzo di bioenergie prodotte dai suoli coltivati.

Ambienti e uomo: la trasformazione in atto

La trasformazione dei suoli. I cambiamenti indotti dall’intervento umano sulla superficie terrestre hanno esercitato impatti significativi per la struttura e le funzioni degli ecosistemi con effetti significativi sul benessere stesso dell’umanità. Le più recenti valutazioni sull’impronta umana (Human Footprint) dell’uomo sulla Terra, cioè l’impronta fisicamente visibile dai satelliti relativa alle trasformazioni causate dal nostro intervento sul pianeta dimostrano che il 75% della superficie delle terre emerse subiscono una pressione umana riscontrabile e misurabile. Una immensa tecnosfera. La somma di tutti gli output di materia che vengono trasformati e consumati dall’umanità (e che includono le componenti derivanti dalle attività umane urbane, agricole e marine, con l’utilizzazione dell’energia e dei flussi di materia necessarie alle nostre economie) viene indicata in una stima preliminare che raggiunge i 30.000 miliardi di tonnellate. Si tratta di una vera e propria tecnosfera fisica umana che include molti oggetti che si stanno tramutando in veri e propri “tecno fossili”.
Un pianeta di plastica. La produzione di plastica, a livello mondiale, ha raggiunto, oltre 310 milioni di tonnellate annue e ogni abitante nel Nord America; in Europa utilizza, in media, 100 kg di plastica l’anno. Le più recenti valutazioni sulla produzione della plastica a livello mondiale calcolano in 8,3 miliardi di tonnellate la produzione di plastica mondiale da quando questi prodotti esistono e cioè dagli anni Cinquanta ad oggi (il calcolo riguarda il dato al 2015). Si ritiene che 2,5 miliardi di tonnellate, il 30% della plastica prodotta, sia ancora in uso mentre 6,3 miliardi di tonnellate sono costituiti da rifiuti, di cui il 9% (circa 600 milioni di tonnellate) è stato riciclato, il 12% (circa 800 milioni di tonnellate) è stato incenerito, mentre 4,9 miliardi di tonnellate sono stati accumulati nelle discariche e dispersi negli ambienti naturali. Se continua l’attuale tasso di produzione di plastica e le attuali modalità di gestione dei rifiuti di plastica, ci dicono gli scienziati che, nel 2050, potremo avere 12 miliardi di tonnellate di rifiuti di plastica nelle discariche e nei sistemi naturali. Nel solo 2010 si stima che da 4 a 12 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica sono finiti negli ambienti marini.

Improrogabile risparmiare energia

Cambiamento climatico. Il 2016 è stato l’anno più caldo a livello mondiale raggiungendo un incremento di 1.1°C rispetto al periodo preindustriale, mentre il livello di concentrazione dell’anidride carbonica nell’atmosfera ha superato le 400 parti per milione, il 144% in più rispetto al periodo preindustriale. Con il proseguimento dell’andamento attuale non riusciremo a mantenere l’incremento della temperatura rispetto all’epoca preindustriale sotto i 2°C individuati dall’Accordo di Parigi.
L’equazione dell’Antropocene. Recentemente gli scienziati hanno anche indicato un’equazione dell’Antropocene, che certifica come, allo stato attuale, l’intervento umano causa complessivamente effetti così profondi nei cambiamenti del sistema Terra superiori a quelli dovuti alle forze di origine astronomica, geofisica e interna allo stesso sistema.  Oggi il fattore H (cioè l'intervento umano) viene ritenuto dominante nell’equazione rispetto agli altri tre.
Per Gianfranco Bologna, Direttore scientifico del WWF Italia: “In questa situazione è urgentissimo dare immediata concretizzazione agli accordi presi in sede internazionale per migliorare lo stato del Sistema Terra e provare a sanare l’enorme “debito ecologico” che abbiamo con il nostro Pianeta e i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti. È urgente attivare l’Agenda 2030 con i suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, considerandoli in maniera interconnessa e impostare una nuova economia capace di seguire i processi circolari della natura, che la nostra visione economica dominante ha purtroppo trasformato in processi lineari con il risultato di produrre scarti, rifiuti e inquinamento. Il WWF lavora con forza per questo”.