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17 Giugno Giornata Mondiale contro la desertificazione

Per il WWF la tutela degli ecosistemi e della salute umana sono un binomio inscindibile. Maggini: “Non possiamo permettere dunque di perdere ancora biodiversità, garanzia anche per il nostro benessere, in nome di un modello di sviluppo, stereotipato quanto superato, che continua a sacrificare Natura”

Istituita nel 1995 nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la Desertificazione, la “Giornata Mondiale contro la Desertificazione” quest’anno elegge come tema “Food. Feed. Fibre”, ponendo l’attenzione sulla progressiva perdita di terreno produttivo, fertile e coltivabile, a causa del consumo del suolo, a danno irreversibile di preziosi ecosistemi. “La correlazione esistente tra la tutela degli ecosistemi e la tutela della salute umana – dichiara Raniero Maggini Presidente del WWF Roma e Area Metropolitana – si è ancora una volta svelata in tutta la sua portata anche in questi mesi di diffusione del Covid-19. Non possiamo permettere dunque di perdere ancora biodiversità, garanzia anche per il nostro benessere, in nome di un modello di sviluppo, stereotipato quanto superato, che continua a sacrificare Natura, interi ecosistemi.” Alla perdita di biodiversità, di suolo fertile e coltivabile concorre nel nostro territorio l’assenza di una corretta programmazione urbanistica, spesso alterata da varianti in deroga prevalentemente generate da interessi di pochi a svantaggio dei più.

foto @ global Warming Images - WWF

“L’assenza di una sana programmazione urbanistica – aggiunge Maggini - pesa irreversibilmente sulle risorse naturali alla base della nostra vita, della nostra stessa quotidianità. Basti pensare all’acqua, alla sempre maggiore richiesta che ne facciamo, che ne fa l’avanzata del cemento nel territorio dell’area metropolitana di Roma Capitale.” Ricordiamo tutti ad esempio, rispetto al nostro territorio, la crisi idrica che colpì il Lago di Bracciano nel 2017 e le cui conseguenze sono fortemente visibili ancora oggi, con la nuova quota idrometrica che si attesta intorno ai meno 166,5 centimetri rispetto al 2015, quando il lago si trovava intorno allo zero idrometrico ed era al colmo della sua capacità.

Una immagine del lago di Bracciano

Sono ormai passati nove anni dal 12 e 13 giugno 2011 quando circa 27 milioni di italiani si recarono alle urne per votare contro la privatizzazione dell’acqua e contro l’energia nucleare. La gestione idrica è però rimasta nelle mani di società per azioni, fortemente condizionate dai partiti politici: un mix micidiale ben lontano dalla gestione comune e partecipata che era stata la richiesta degli italiani. Queste società, anche quando sono a capitale pubblico, mantengono un’impostazione privatistica e danno la sensazione di avere l’obiettivo di realizzare profitti lucrando su un bene comune come l’acqua a scapito della qualità del servizio, della risorsa naturale e delle tasche dei cittadini che vedono aumentare le bollette. “La crisi idrica del Lago di Bracciano è sintomatica di un uso irrazionale del territorio, degli effetti prodotti dai cambiamenti climatici che il continuo consumo del suolo amplificano, della voracità con la quale attingiamo alle risorse naturali, acqua in primis.” conclude Maggini

Immagine dal Report IPCC