Nuovo rapporto IPCC su scienza del clima: ridurre subito delle emissione di CO2
10 agosto 2021 - Un nuovo rapporto sulla scienza del clima globale, pubblicato oggi dall’IPCC (Panel scientifico dell’ONU sul cambiamento climatico - IPCC ), ci pone davanti alla scelta di perseguire seriamente l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, definendo in modo molto dettagliato il futuro che avremo se oggi faremo le scelte sbagliate.
Il rapporto conferma che gli esseri umani hanno alterato irreversibilmente il clima del pianeta, ma l'opportunità di invertire la rotta, anche se si va assottigliando man mano che passano gli anni, è ancora possibile se un'azione urgente e forte per ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica e proteggere e ripristinare la natura verrà intrapresa immediatamente. Stiamo già vedendo gli impatti negativi del cambiamento climatico con un riscaldamento globale di circa 1,1°C sopra i livelli preindustriali: il rapporto IPCC sottolinea che la finestra di opportunità per limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5°C oltre i livelli preindustriali - l'obiettivo più ambizioso dell'Accordo di Parigi - si sta rapidamente chiudendo, e che ogni frazione di grado conta nel nostro sforzo globale per prevenire gli impatti più catastrofici su persone e natura.
Tra l’altro, l’Europa, con altre regioni del mondo, risentirebbero moltissimo di un incremento della temperatura superiore a 1,5°C. Inoltre, secondo il Report occorre stabilire un budget di carbonio, cioè un limite al carbonio che si può emettere, se si vuole davvero limitare il riscaldamento globale. Il rapporto del primo gruppo di lavoro dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) dell'ONU, Climate Change 2021: The Physical Science, fornisce un quadro aggiornata del sistema fisico del clima, tenendo conto gli ultimi progressi della scienza del clima. È il primo di quattro contributi al sesto rapporto di valutazione dell'IPCC (AR6) in corso di preparazione. Con il riscaldamento globale che ha raggiunto 1,1°C, il mondo sta già vedendo più chiaramente che mai le conseguenze devastanti di un'azione climatica ritardata: dagli incendi in Turchia alle inondazioni in Europa e Cina, dalle ondate di calore in Nord America alla siccità devastante in Madagascar. I progressi della scienza rendono ora possibile collegare direttamente l'aumento della frequenza e dell'intensità degli eventi meteorologici estremi al cambiamento climatico.
Stephen Cornelius, responsabile IPCC per il WWF a livello globale ha detto: "Questa è una valutazione cruda del futuro spaventoso che ci aspetta se non agiamo. Con il mondo sull'orlo di un danno irreversibile, ogni frazione di grado di riscaldamento conta per limitare i pericoli del cambiamento climatico. È chiaro che mantenere il riscaldamento globale a 1,5°C è estremamente impegnativo e può essere fatto solo se si intraprende un'azione urgente a livello globale per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e proteggere e ripristinare la natura”. "Il rapporto del Gruppo di Lavoro I dell’IPCC arriva in un momento importante in vista della COP26 -ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia- e mette dei punti fermi da cui i negoziatori devono partire: la certezza della portata della crisi climatica e della responsabilità dell'umanità nel determinarla (definita “incontrovertibile”) inclusi quindi gli eventi meteorologici estremi; la consapevolezza di quanto abbiamo cambiato il pianeta e che le cose continueranno a peggiorare a meno che non cambiamo immediatamente rotta. Ecco perché i leader mondiali devono usare ogni opportunità, specialmente il prossimo summit del G20 e la COP 26, per realizzare un'azione climatica che risponda all'ambizione necessaria per assicurare che l'obiettivo di 1,5˚C dell'accordo di Parigi non sfugga di mano. Non agire subito e con determinazione, quello sì che porterebbe a un autentico bagno di sangue”.
Il WWF auspica l'accordo dei leader su un percorso di cooperazione internazionale e di attuazione dell’azione climatica giusto ed equo per i paesi in via di sviluppo. “Non possiamo permetterci che il futuro di miliardi di persone sia preso in ostaggio dall’ottuso interesse di pochi. I leader devono prestare attenzione alla scienza, perché il tempo sta per scadere. Vorremmo vedere finalmente capacità di guidare il cambiamento a livello globale e a livello nazionale, la salvaguardia del clima e degli ecosistemi da cui dipendono moltissime specie, e sicuramente quella umana, devono diventare la base su cui fondare prosperità ed equità, non un fardello di cui si parla sì, ma che poi si accantona nei momenti delle scelte che contano davvero", conclude Midulla.