canoa nel lago

Il WWF Italia propone 10 mosse entro il 2030 per fermare la perdita di biodiversità

Alle istituzioni: basta con i ritardi, si deve agire

Nel corso della Peccei Lecture 2019 che ha visto come relatore d’eccezione Sir Robert Watson il WWF Italia ha lanciato il decalogo italiano per un New Deal for People and Nature, una vera e propria Road Map in 10 mosse rivolta all’Italia per arrestare la perdita di biodiversità che prosegue a ritmi vertiginosi.

Come dimostra l’allarme lanciato dalle Nazioni Unite nel più aggiornato e autorevole assessment sullo stato della biodiversità planetario dell'IPBES (“la natura soffre di un declino senza precedenti”) che è stato lanciato quest’anno, proprio sotto la presidenza di Bob Watson. Le richieste del WWF per rendere operativi e concreti gli sforzi necessari per la nuova strategia decennale (2020-2030) destinata a fermare la perdita di biodiversità nel mondo che sarà elaborata formalmente in sede ONU nel 2020, si concentrano attorno a tre obiettivi specifici, ambiziosi e sfidanti come richiede lo stato di emergenza planetaria in cui ci troviamo, da raggiungere entro il 2030:
• Arrestare la perdita degli habitat naturali (Zero Loss of Natural Habitats)
• Dimezzare l’impronta ecologica dei processi di produzione e consumo (Halve Footprint of Production and Consumption)
• Arrestare l’estinzione delle specie viventi (Zero Extinction of Species)

L'Italia ha bisogni di azioni per la conservazione della biodiversità: che la nebbia si diradi! - foto C. Budoni

Per promuovere l’urgenza di questi obiettivi il WWF, insieme ad altre organizzazioni internazionali, ha avviato una massiccia mobilitazione di governi, parlamenti, imprese, organizzazioni, cittadini per raggiungere un New Deal for Nature and People che comprenda una road map di obiettivi e indicatori chiari e coerenti con il fine di proteggere efficacemente almeno il 30% della superficie del nostro pianeta entro il 2030 giungendo al 50% entro il 2050. La proposta del New Deal for Nature and People ha l’ambizione di porre all’attenzione dei governi mondiali la necessità e l’urgenza di un approccio concreto e integrato che consenta di conseguire al 2030 risultati significativi per la stabilizzazione del clima e la decarbonizzazione della nostre economie, per la protezione e il restauro degli ecosistemi e della biodiversità, per la concretizzazione degli  Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 e degli accordi presi e che si prenderanno nell’ambito della grandi convenzioni ONU sul clima e la diversità biologica. La sfida a breve termine, per il 2020, sarà quella di ridefinire anche per l’Italia una Strategia Nazionale per la Biodiversità, con pochi obiettivi concreti ed operativi, in sinergia con la Strategia globale che sarà definita nell’ambito della Convenzione Internazionale per la Diversità Biologica e la nuova Strategia dell’Unione Europea conseguente ad essa. Il “New Deal for Nature and People” indica la rotta da seguire.

Importante correggere anche comportamenti e stili di vita non più adeguati alla realtà che ci siamo costruiti

IL DECALOGO ITALIANO PER UN NEW DEAL FOR NATURE AND PEOPLE
1. Biodiversità: attuare un piano di azione per la conservazione della Natura, rafforzare il sistema delle aree protette e sviluppare un programma nazionale di restauro degli habitat degradati
Serve un Piano di Azione per la conservazione della Natura e il restauro ecologico che come obiettivi primari abbia la tutela di habitat e specie, ma anche la gestione del 30%  del territorio nazionale terrestre (oggi è il 18%) e del 30 % di quello marino (oggi è il 7%) secondo criteri di conservazione e valorizzazione del capitale naturale, vincolando almeno il 10% dei Fondi comunitari della programmazione 2021-2027 (FEASR, FESR, FSE, FEAMP, Coesione) all’attuazione della Strategia Nazionale per la Biodiversità, destinando in 10 anni almeno 150 milioni di euro di Fondi nazionali. La rete delle aree naturali protette, si potrà rafforzare grazie a un finanziamento pubblico statale annuale di 120 milioni da destinare ai 28 Parchi nazionali istituiti e 50 milioni di euro per le Aree Marine protette. Serve, inoltre, un programma nazionale di restauro degli habitat degradati terrestri e marini.

Roma - Parco Regionale Appia Antica, Valle della Caffarella - foto C. Budoni

2. Clima e Energia: accelerare la transizione verso l’economia decarbonizzata e assicurare che sia giusta
In Italia va attuata entro il 2030 una riduzione pari almeno al 55% delle emissioni (del 65% a livello europeo), in linea con il percorso di totale decarbonizzazione entro il 2025, e di conseguenza innalzati gli obiettivi relativi alla quota di approvvigionamento energetico coperta dalle rinnovabili e quelli di efficienza energetica. Servono risorse finalizzate ad un’innovazione a carbonio zero, escludendo dai benefici tutte le tecnologie e le infrastrutture che implicano l’uso di combustibili fossili.

Energia pulita da pannelli solari - foto © Kevin Schafer WWF

3. Governo dell’Ambiente: affermare e praticare la giusta transizione nelle politiche governative
Per gestire la conversione ecologica del sistema produttivo, si dovranno istituire un Ministro per la transizione ecologica e la sostenibilità e un Tavolo di confronto sulla giusta transizione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che coinvolga gli stakeholder.

I politici devono muoversi ... più della politica!

4. Sviluppo sostenibile: integrare il capitale naturale nei sistemi economici e finanziari
Entro il 2030 il valore del capitale naturale deve essere pienamente integrato negli strumenti di programmazione economico-finanziaria delle imprese e dell’amministrazione pubblica, ed essere calcolato nelle politiche settoriali a tutti i livelli, come proposto dal Comitato Nazionale per il Capitale Naturale. Il calcolo del PIL deve essere profondamente rinnovato, grazie all’utilizzo di indicatori di benessere come il BES (Benessere Equo e sostenibile) mentre i SAD, i sussidi ambientalmente dannosi - che oggi ammontano a quasi 20 miliardi di Euro, di cui 16,8 a sostegno dei combustibili fossili - devono essere progressivamente (entro il 2025) aboliti, favorendo al contempo le misure che premino le scelte produttive e di consumo virtuose.
5. Agricoltura: promuovere la transizione agroecologica delle filiere agricole
La transizione verso un’agricoltura più sostenibile deve accelerare mediante la certificazione in agricoltura biologica del 40% della Superficie Agricola Utilizzata e del 100% della SAU nelle aree Natura 2000; con la presenza di infrastrutture verdi nel 10% della Superficie Agricola Totale italiana e la riduzione dell’80% (rispetto ai livelli 2020) nel consumo di pesticidi e fertilizzanti chimici a base di azoto e fosforo.

Una agricoltura per cibi sani - foto M. Quadrelli

6. Acque interne: raggiungere un buono stato ecologico dei corpi idrici
In tutti i bacini idrici si deve raggiungere l’obiettivo della gestione ecologica delle acque superficiali, restituendo la centralità del loro governo all’Autorità di Distretto. Entro il 2027 va raggiunto l’obiettivo europeo del “buono stato ecologico” dei corpi idrici (superficiali e sotterranei), aumentando almeno, dal 20% al 50% la quota dei fondi nazionali per la riduzione del rischio idrogeologico.

Valle del Mignone - foto A. Fiorillo

7. Acque marine: gestire le risorse del mare con un approccio ecosistemico
L’Italia deve raggiungere i traguardi ambientali definiti nella la Strategia Nazionale Marina (aggiornata nel 2018) e gestire il 100% dei mari italiani attraverso l’implementazione dei piani spaziali marittimi basati sull’approccio ecosistemico, che integrino reti di Aree Marine Protette gestite efficacemente, e una gestione sostenibile delle attività di pesca che riduca significativamente il sovrasfruttamento  ed elimini la cattura accidentale delle specie vulnerabili come mammiferi marini, tartarughe e squali. Bisogna sviluppare un piano di pesca ecologicamente sostenibile, non industriale, in grado di valorizzare la biodiversità e le comunità locali.

Mediterraneo da tutelare ... prima che sia tardi - foto C. Budoni

8. Foreste: mantenere e incrementare la qualità degli ecosistemi forestali nazionali
Il patrimonio forestale italiano deve essere gestito secondo criteri ecologici, superando i limiti del Testo Unico Foreste 2018. Fra gli obiettivi quello di migliorare lo stato di salute e la resilienza delle foreste nazionali più a rischio per disastri naturali e antropici dipendenti o amplificati dal riscaldamento globale; di mantenere e incrementare la qualità degli ecosistemi forestali nazionali e i benefici che ne derivano; arrestare e invertire i trend di riduzione in superficie, la consistenza delle popolazioni di specie vegetali e animali, nonché di perdita di habitat.

Faggeta del Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise - foto L. Biancatelli

9. Aree urbane: fermare il consumo di suolo e rivoluzionare la pianificazione urbanistica
Con l’attuazione di una norma che stabilisca obiettivi nazionali e regionali per fermare l’ulteriore consumo di aree libere, incentivando una rigenerazione urbana che consideri il suolo bene comune e risorsa non rinnovabile e con l’avvio di piani urbanistici territoriali che integrino il paesaggio, la biodiversità e la rete ecologica nei sistemi urbani e tengano conto delle misure e delle azioni necessarie alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici e alla sicurezza delle popolazioni dai rischi derivanti dagli eventi meteorologici estremi, verrà bloccato il trend alla polverizzazione (sprinkling) dell’urbanizzazione del territorio, tipico del nostro Paese.

Roma: il lago ex snia a Largo Preneste - foto dal drone

10. Trasporti e infrastrutture: favorire le modalità di trasporto a basso consumo di suolo e low carbon
Serve un Piano Nazionale della Mobilità, che aggiorni il Piano Generale dei Trasporti e della Logistica del 2001 basandosi sull’analisi della reale domanda di mobilità degli Italiani, e che abbia come obiettivo interventi che favoriscano le modalità di trasporto a basso consumo di suolo, low carbon, meno inquinanti ed energivore, puntando sul rinnovamento delle reti o la costruzione di infrastrutture meno impattanti per le modalità di trasporto.