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Crisi idrica: i cittadini presi per il "nasone"

Una delle fontanelle "incriminate"

Al via oggi la chiusura dei nasoni di Roma come “misura” per affrontare la crisi idrica e, secondo ACEA, per limitare il prelievo dal Lago di Bracciano, annunciando investimenti mirati alla riduzione della dispersione d’acqua, benvenuti per quanto tardivi ed ancora insufficienti. Peccato che siano ancora assenti misure concrete finalizzate all’adattamento climatico per far fronte a fenomeni come la siccità, che è giunta a colpire anche la Capitale. 

ACEA ed Amministrazioni sembrano prendere per il “nasone” i cittadini, intervenendo con la chiusura delle fontanelle romane. Ben altri gli interventi necessari e ben diversi da ulteriori prelievi che intanto la Regione ha autorizzato a scapito della sorgente del Pertuso e del Fiume Aniene. A fine giugno infatti si è registrata l’approvazione da parte della Regione Lazio dell’aumento del prelievo della Sorgente del Pertuso, 190 litri in più rispetto ai 360 litri al secondo attuali, che comprometteranno con certezza il deflusso minimo vitale del fiume Aniene. Dunque, a fronte di una crisi evidente ormai a tutti che ha determinato uno stato assai precario del Lago di Bracciano, la pressione si estende ad un altro delicatissimo ecosistema, sempre all’interno di un’area protetta, il Parco Naturale Regionale di Monti Simbruini. Insomma dopo aver rischiato il collasso - peraltro tutt’altro che sfatato -  di un intero ecosistema e dell’omonimo Parco Naturale Regionale di Bracciano-Martignano, assistiamo ad una misura da tempo desiderata da ACEA, che grava pesantemente sugli equilibri del fiume Aniene, e che sembra affrontare la criticità aumentandone la portata, seguendo una delle strade che ne è peraltro causa.

Una sponda del lago Albano

Il dibattito sviluppatosi sino ad oggi sulla crisi idrica sembra orfano di alcuni aspetti tuttavia non secondari sulle dinamiche di falda e sulla disponibilità della risorsa. Se pensiamo infatti al territorio che ospita il lago di Bracciano come quello nel quale troviamo il lago Albano (anche ai Castelli Romani la crisi idrica non è una novità), sappiamo che è stato oggetto negli anni di uno sviluppo urbanistico non compatibile tantomeno sostenibile. L’effetto è quello di aumentare la richiesta di servizi, naturalmente anche della fornitura d’acqua, magari per alimentare la piscina piuttosto che l’innaffiamento del prato. Si aggiunga il peso di alcune colture agricole particolarmente idroesigenti e la richiesta delle industrie che nel sistema dei Colli Albani è tutt’altro che trascurabile. Sono anni insomma che attendiamo dalle Amministrazioni scelte orientate ad una corretta gestione del territorio, che ponga finalmente un freno alla metastasi cementizia che ha colpito il territorio, incentivi per un’agricoltura che veda privilegiare pratiche rispettose delle risorse naturali, interventi e controlli per favorire un comportamento responsabile dell’industria e quello a cui assistiamo è invece il depauperamento di un bene come l’acqua che tutti gli indicatori dicono sarà sempre più prezioso. Dopo i cambiamenti climatici dovremo anche attendere che finisca la disponibilità d’acqua potabile prima che si operi qualche scelta lungimirante?