Mare-nuvole

Anche nel 2018 nessuna vera svolta su clima e biodiversità

A fine 2018 ancora in crisi clima e biodiversità

La presidente del WWF Italia Donatella Bianchi traccia un bilancio dell’anno che si avvia a conclusione. “L’anno che si avvia alla conclusione ci lascia insoddisfatti perché, a livello globale, è mancato di un vero scatto in avanti rispetto alle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici e alla difesa della biodiversità che, come dimostrano i dati presentati dal WWF con il Living Planet Report continua ad essere in rapido declino in tutto il mondo: in soli 50 anni è scomparso più del 20% della superficie delle foreste dell’Amazzonia, mentre gli ambienti marini del mondo hanno perso quasi la metà dei coralli negli ultimi 30 anni”

“Nemmeno il preoccupatissimo allarme lanciato dall'ultimo rapporto sul cambiamento climatico pubblicato dall’IPCC è riuscito a fare aprire gli occhi ai decisori politici segnalando l’urgenza di un cambio di paradigma nel modo in cui gestiamo l’energia, i suoli, l’industria, le costruzioni, i trasporti e le città. Anche per l’Italia il 2018 è stato un anno in cui, spesso, alle attese non sono seguiti i fatti. Da un lato c’è stata finalmente una presa di coscienza contro il nemico dei mari e delle spiagge: la plastica. Si tratta di un tema su cui il WWF si è speso molto nel 2018 (ricordiamo il Tour Spiagge Plastic Free che ha coinvolto 1000 volontari in 41 appuntamenti, la petizione che ha raccolto più di 600.000 firme e il Report Mediterraneo in Trappola) e continuerà ad impegnarsi a fondo anche nel 2019 con tantissime iniziative tra cui la collaborazione con il Jova Beach Party (il tour 2019 di Jovanotti) che supporterà la nostra campagna di contrasto all’inquinamento da plastiche. Su questo tema vanno segnalate le iniziative assunte dal Ministero dell’Ambiente sul tema, anche grazie alla spinta propulsiva del ministro Costa.

Donatella Bianchi Presidente del WWF Italia

È stato, invece, un anno da dimenticare per la biodiversità italiana. A causa dei calendari venatori e altri provvedimenti sulla caccia varati dalle regioni, il 2018 può essere considerato come un vero e proprio annus horribilis. Il WWF ha difeso i nostri animali selvatici nei tribunali con ben 12 ricorsi di cui 9 andati a buon fine”, continua la leader dell’associazione. “Nonostante il 2018 fosse cominciato con la sottoscrizione in campagna elettorale del Patto per l’ecologia, proposto dal WWF per rilanciare sul piano nazionale ed internazionale il Ministero dell’Ambiente, da parte di tutte le maggiori forze politiche (un segnale che avevamo colto con fiducia) purtroppo nella parte finale abbiamo assistito ad un clamoroso dietrofront, con il decreto Genova, divenuto il contenitore di alcuni provvedimenti gravissimi, come quelli sul condono di Ischia e sullo spandimento dei fanghi in agricoltura. Per le nostre aree protette restano aperte tutte le criticità messe in luce dal Check-Up Parchi pubblicato a settembre dal WWF con i Parchi Nazionali che necessitano di un serio rilancio e le Aree marine protette che non solo non possono continuare ad essere ‘aree protette di serie B’ ma che devono acquisire dignità a livello economico e gestionale.

Terre d'Abruzzo - foto T. Pancamo

Anche il 2018 ha messo in evidenza come il nostro territorio sia particolarmente esposto ai fenomeni estremi che con i cambiamenti climatici tendono ad aumentare in frequenza e intensità. È necessario che gli investimenti annunciati per affrontare il dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza diventino subito concreti e reali. Infine, le bonifiche: devono uscire dalla carta su cui rimangono da decenni e diventare realtà”. “Il 2019, sia a livello globale che nazionale dovrà essere un anno di svolta. È necessario porre le basi per un Global Deal, un accordo globale, ambizioso ed efficace per la natura e la biodiversità. E serve il coraggio dei governi per concretizzare l’Accordo di Parigi sul clima e assumere impegni adeguati all’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. A livello nazionale, oltre ai provvedimenti che indichino un reale e rapido percorso di decarbonizzazione del nostro sistema energetico ed economico, ci aspettiamo un cambio di passo netto e concreto nelle politiche ambientali. A cominciare dall’approvazione della legge contro il consumo del suolo (provvedimento essenziale contro la cementificazione, per la sicurezza del territorio e di migliaia di famiglie) che dal 2012 vaga per le aule del Parlamento alla ricerca dei voti che la facciano diventare qualcosa di più che una promessa”, conclude Donatella Bianchi.
BILANCIO WWF PER IL 2018  - Situazione Italiana
BIODIVERSITÀ
Per la fauna selvatica il 2018 è stato un anno di grande difficoltà. Sul piano della caccia possiamo parlare di un vero e proprio annus horribilis visto che oltre la metà di esse ha varato calendari venatori o altri provvedimenti in contrasto con le normative nazionali ed europee. Provvedimenti e calendari impugnati dal WWF attraverso 12 ricorsi ai Tribunali regionali amministrativi (TAR), di cui ben 9 sono andati a buon fine. Gli eventi atmosferici estremi, in particolare quelli dell’ultimo autunno, hanno messo in serio pericolo gli animali selvatici delle aree colpite.

Vigilanza di caccia - Guardie WWF

Per questa ragione il WWF insieme ad altre associazioni ha chiesto alle regioni la sospensione della caccia in queste aree: purtroppo la risposta è stata negativa. Sul versante della conservazione italiana ci sono buone notizie per il lupo che il WWF continua a difendere contrastando il bracconaggio e favorendo la coesistenza con le attività antropiche. La popolazione è in aumento sia sull’Appennino che sull’Arco alpino, avvicinandosi ad uno stato di conservazione favorevole su tutto il territorio nazionale. Brutte notizie invece per l’orso bruno marsicano, che proprio nella parte finale dell’anno ha registrato la morte di 3 individui (una mamma con due cuccioli), a causa di attività legate all’uomo.

Lupo - foto di F.Cianchi - © WWF ITALIA

CLIMA
Sul piano nazionale dopo l’approvazione della Strategia Energetica Nazionale nel 2017, che prevedeva la chiusura delle centrali a carbone entro il 2025, ottenuta grazie anche a una grande campagna del WWF, un aumento delle energie rinnovabili notevole, anche se ancora insufficiente, un aumento eccessivo della quota di gas, è seguito un lungo periodo di sostanziale immobilismo dovuto alle elezioni e alla fase di costituzione del nuovo governo. Si è in attesa (dovrebbe arrivare entro il 31 dicembre) del Piano Energia Clima richiesto dalla UE: un’occasione per concretizzare le politiche di uscita dal carbone, per correggere il tiro sull’eccessiva espansione di gas naturale e puntare davvero sulle energie rinnovabili e l’efficienza energetica.

Una delle manifestazioni WWF per chiedere all'Italia l'uscita dal carbone entro il 2025

AREE PROTETTE
Lo stato di salute dei Parchi Nazionali e delle Aree marine protette italiane non è dei migliori come ha documentato il primo Check-Up sulla gestione dei Parchi Nazionali (PN) e delle Aree Marine Protette (AMP) presentato dal WWF a settembre alla presenza del ministro Costa. Dallo screening, che ha accolto il contributo dei parchi nazionali e delle aree marine protette, ha evidenziato quanto ci sia ancora da fare per rendere efficiente ed efficace la gestione della natura protetta italiana.

Il nostro mare ha bisogno di maggiore protezione - costa del Lazio foto C. Budoni

I parchi nazionali che tutelano 1,5 milioni di ettari (il 5% del territorio nazionale) negli ultimi anni hanno ricevuto, in media, complessivamente 81milioni di euro (dal 2013 al 2016, fonte Corte dei Conti), ossia l’equivalente del costo di un cappuccino l’anno per abitante. Le principali criticità che investono il sistema delle aree protette sono principalmente legate agli strumenti di gestione, alla carenza di personale qualificato e alla carenza di risorse disponibili per progetti di conservazione.

Faggeta del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise - foto L. Biancatelli

POLITICHE AMBIENTALI
Sul versante delle politiche ambientali, mentre nella fase iniziale del 2018 si erano registrati buoni segnali d’interesse con la sottoscrizione del patto per l’ecologia, che chiedeva un forte rilancio del ministero dell’Ambiente, da parte di quasi tutte le forze politiche comprese quelle che in seguito avrebbero formato la maggioranza di governo, a fine anno con il decreto Genova si è registrata una battuta d’arresto con le norme che consentivano il condono a Ischia e lo spandimento dei fanghi da depurazione in agricoltura. Anche nel 2018, purtroppo, l’Italia non ha visto l’approvazione di una legge sul consumo del suolo, uno strumento fondamentale per la tutela del nostro territorio e di migliaia di famiglie che vivono in aree che, i cambiamenti climatici in atto rendono ancora più a rischio. Nell’anno è stato apprezzabile il lavoro svolto dal ministero dell’Ambiente ed in particolare dal ministro Costa per la sensibilizzazione contro l’inquinamento da plastica che ha portato il ministero dell’Ambiente ad essere #plasticfree. Anche nel 2019 continuerà il lavoro della Coalizione “Living Rivers Italia” costituita dal WWF e che contiene che riunisce 23 associazioni interessate alla tutela delle acque dolci nel nostro paese (su scala europea sono oltre 100) a favore della Direttiva europea Quadro Acque. La coalizione “Living Rivers Italia” ha inoltre dato il suo contributo a sventare un blitz tentato a fine novembre durante la conferenza di Vienna sulla Direttiva Quadro Acque, mirato al depotenziamento degli obiettivi di tutela ecologica delle nostre acque.

Almone il terzo fiume di Roma Capitale - foto A. Fiorillo

I numeri più importanti del cambiamento climatico nel 2018
• Nel Global Carbon Budget 2018, il più autorevole rapporto scientifico annuale sul ruolo umano nel ciclo del carbonio realizzato dal Global Carbon Project (il programma internazionale di ricerca sull’argomento, nell’ambito della più grande iniziativa mondiale di ricerche sulla sostenibilità globale, Future Earth) si documenta come le emissioni dovute alle attività umane sono ancora cresciute nel 2018, per un secondo anno consecutivo dopo il 2017, dopo tre anni di stabilizzazione della crescita che hanno avuto luogo dal 2014 al 2016. Per il 2018 è prevista la crescita del 2 %, mentre nel 2017 la crescita è stata dell’1.6 %. Le emissioni globali di anidride carbonica nel 2017, dovute all’utilizzo di combustibili fossili e alle attività industriali sono state di 36.2 miliardi di tonnellate e il totale delle emissioni, se aggiungiamo le emissioni dovute alle modificazioni dell’utilizzo del suolo, supera i 41 miliardi di tonnellate, le più alte che si siano avute nella storia umana.
• I dati resi noti nel 2018 sulla concentrazione della presenza di anidride carbonica nell’atmosfera documentano che abbiamo raggiunto il livello di 405 parti per milione di volume (ppm). Tale livello era 403.3 ppm nel 2016 e 400.1 nel 2015. Si tratta del 146% in più rispetto all’epoca preindustriale (prima del 1750). Situazioni simili, stando alle ricerche paleoclimatologiche, si sono avute nel medio Pliocene, 3-5 milioni di anni fa, quando la temperatura era di 2-3° C più alta dell’attuale e il livello del mare era di 10-20 metri più alto di adesso. Anche nel 2018 la concentrazione di anidride carbonica sta continuando a crescere e nell’arco dei vari mesi dell’anno si sono registrate variazioni tra 406 e 409, giungendo anche, in varie occasioni, a 410 ppm.
• Nel 2018, come previsto, l’IPCC ha pubblicato il suo rapporto sul cambiamento globale di 1.5°C in più rispetto all’epoca industriale, il cui messaggio centrale è che già oggi con l’attuale 1°C in più stiamo assistendo a conseguenze significative, soprattutto attraverso fenomeni meteorici estremi e che con 1.5°C e andando oltre, la situazione certamente peggiorerà, sia per quanto riguarda tutti i fenomeni già in atto (come, ad esempio, la fusione dei ghiacci e l’innalzamento del livello dei mari), inoltre gli esperti dell’IPCC confermano che siamo in grado ora di intervenire per evitare che si raggiunga il grado e mezzo in più, agendo da subito con una significativa transizione nel modo con cui gestiamo l’energia, i suoli, l’industria, le costruzioni, i trasporti e le città. Fondamentale è ridurre le emissioni di anidride carbonica del 45% dal livello del 2010 al 2030 e raggiungendo le emissioni zero entro il 2050. Per fare questo bisogna muoversi da subito e con un impegno veramente significativo per decarbonizzare tutte le nostre economie.

Clima e Biodiversità sono criticità planetarie - PINGUINO ADELIA - foto @ naturepl.com Edwin Giesbers - WWF