In mostra i rifiuti raccolti durante “Plastic Free” del WWF


In Europa viene prodotto ogni anno un enorme quantitativo di rifiuti plastici: ben 27 milioni di tonnellate di cui solo un terzo è riciclato! La metà di quelli prodotti in Italia, Francia e Spagna finisce ancora in discarica mentre una percentuale consistente è abbandonata nell’ambiente. Il risultato è che centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti invadono il Mar Mediterraneo alterando pericolosamente gli equilibri ecosistemici e la biodiversità marina. Lungo le coste mediterranee vivono 150 milioni di persone che producono tra i maggiori quantitativi di rifiuti solidi urbani procapite al mondo (208/760 kg/anno). E con la stagione turistica si genera un aumento del 40% dell’inquinamento da plastica.

I rifiuti plastici sono trasportati dai grandi fiumi come il Nilo, l’Ebro, il Rodano, il Po che sfociano in mare dopo aver attraversato aree densamente popolate. La plastica rappresenta oggi il 95% dei rifiuti in mare aperto, sui fondali e sulle spiagge del Mediterraneo e proviene in ordine da Turchia, Spagna, Italia, Egitto e Francia. Tra le radici profonde dell’inquinamento da plastica ci sono ritardi e lacune nella gestione dei rifiuti nella gran parte dei Paesi del Mediterraneo. Le microplastiche, frammenti più piccoli e insidiosi, raggiungono nel Mar Mediterraneo concentrazioni record di 1,25 milioni di frammenti per chilometro quadrato, quasi 4 volte superiori a quelle registrate nell’Isola di plastica dell’Oceano Pacifico settentrionale. Questi frammenti piccolissimi, presenti anche in moltissimi detergenti, entrano nella catena alimentare minacciando così un gran numero di specie animali e mettendo a rischio anche la salute umana.

Le macroplastiche invece feriscono, strangolano e causano spesso la morte di animali come tartarughe e uccelli marini: un grave pericolo per le 134 specie tra pesci, uccelli, tartarughe e mammiferi marini che vivono nel Mar Mediterraneo. Nello stomaco di tutte le specie di tartarughe presenti nel bacino si ritrova la plastica con il caso limite di un individuo in cui sono stati trovati ben 150 diversi frammenti! La plastica galleggiante, inoltre, è una vera e propria spugna che assorbe i contaminanti marini, come pesticidi e ftalati, che poi rilascia nello stomaco degli organismi che la ingeriscono. Ogni singolo frammento di plastica può essere colonizzato da alghe, microrganismi e batteri, anche pericolosi come i vibrioni, tanto da creare un vero e proprio nuovo ecosistema chiamato plastisfera: il 78% di questi contaminanti è tossico, persistente e si accumula nei tessuti animali.

Tanti i cittadini che hanno che si sono fermati in Piazza Primo Maggio per firmare la petizione #NoPlasticSpecies “Salviamo gli oceani dalla plastica” con la quale il WWF chiede al Governo e al Parlamento di rafforzare l’impegno dell’Italia per la riduzione della produzione e del consumo di plastiche. L’iniziativa di Pescara si inserisce nel Tour ‘Spiagge plastic-free’ del WWF Italia, per liberare le spiagge italiane dalla plastica, che continuerà fino alla fine di giugno. Per iscriversi basta scegliere la spiaggia sulla Mappa e inviare la propria adesione, tutto sul sito www.wwf.it/plasticfree. Ai primi 10 iscritti per ciascun evento organizzato dal WWF verrà consegnato il kit volontari (berretto, pettorina, volantini con le soluzioni possibili per ridurre la plastica nella vita quotidiana.
