Conflitto tra uomo e fauna selvatica: una delle più grandi minacce per la biodiversità
10 luglio 2021 - Il conflitto tra uomo e fauna selvatica è una delle più grandi minacce per la biodiversità. I conflitti generano disuguaglianze e colpiscono le comunità più povere, ma la convivenza è possibile, lo dice un nuovo report WWF-UNEP. Il problema è di conservazione quanto umanitario, e rischia di far fallire gli Obiettivi ONU di sviluppo sostenibile, ma è ignorato dai decisori politici.
Il conflitto tra uomini e animali selvatici - dagli elefanti asiatici in Cina che razziano le fattorie alla ricerca di cibo e acqua - ai lupi che predano il bestiame nell'Idaho, negli Stati Uniti - è una delle principali minacce alla sopravvivenza a lungo termine di alcune delle specie iconiche del mondo animale, avverte un nuovo rapporto del WWF e del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP). I conflitti con la fauna selvatica – innescati sempre più spesso dalla perdita di habitat naturali o dalla rarefazione delle prede naturali per grandi carnivori - portano spesso all’uccisione di animali, sia per legittima difesa sia per rappresaglia. Tutto questo contribuisce a portare molte verso l'estinzione. Il rapporto, Un futuro per tutti - la necessità della convivenza uomo-fauna selvatica, evidenzia che a livello globale, le uccisioni legate ai conflitti colpiscono oltre il 75% delle specie di felini, così come molte altre specie di carnivori terrestri e marini, come l'orso polare e la foca monaca del Mediterraneo, ma anche grandi erbivori come gli elefanti.
“Nel giro di una vita umana, abbiamo già assistito a cambiamenti straordinari e senza precedenti sul nostro pianeta. Globalmente le popolazioni di animali selvatici sono diminuite in media del 68% dal 1970", afferma Margaret Kinnaird, Global Wildlife Practice Leader del WWF International. “Il conflitto uomo-fauna selvatica, in combinazione con altre minacce, ha portato a un significativo declino delle specie che un tempo erano abbondanti, mentre quelle che sono naturalmente meno abbondanti sono state spinte sull'orlo dell'estinzione. Se non verrà intrapresa un'azione urgente, questa tendenza devastante non farà che peggiorare, provocando impatti pericolosi, in alcuni casi, irreversibili sugli ecosistemi e sulla biodiversità» "Questo rapporto è un appello a evidenziare il problema del conflitto tra la fauna selvatica e le comunità umane e a dargli l'attenzione che merita nei processi decisionali a livello nazionale e internazionale", afferma Susan Gardner, Direttore della Divisione Ecosistemi dell'UNEP. “È un invito all'adozione di approcci che identifichino e affrontino le cause più profonde che sono alla base dei conflitti, così da sviluppare soluzioni efficaci con le comunità colpite dal problema. Come dimostrato dai molti casi-studio illustrati in questo rapporto, la coesistenza è possibile". Problema umanitario. Secondo il rapporto, che raccoglie i contributi di 155 esperti provenienti da 40 organizzazioni con sedi in 27 paesi, il conflitto uomo-fauna selvatica è tanto un problema umanitario quanto una minaccia alla conservazione della biodiversità; inoltre, il conflitto origina impatti negativi sul reddito di agricoltori, pastori, pescatori artigianali e popoli indigeni, in particolare quelli che vivono in condizioni di povertà. Questi conflitti comportano in taluni casi anche una competizione per l'accesso all'acqua e generano disuguaglianza, poiché coloro che pagano il prezzo per vivere a stretto contatto con la fauna selvatica raramente ricevono i benefici della coesistenza.
La politica assente. Nonostante sia così fortemente legato agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, il conflitto uomo-fauna selvatica continua a essere trascurato dai politici. Mentre molti uomini e donne in tutto il mondo possono godere dei benefici del mantenimento di popolazioni selvatiche in salute – componente essenziale di ecosistemi sani che ci consentono di sopravvivere, fornire cibo e mezzi di sussistenza - impatti catastrofici come lesioni e morte e la perdita di beni, proprietà e mezzi di sussistenza, mettono a dura prova coloro che vivono a stretto contatto con la fauna selvatica (molti dei conflitti, spesso nelle nazioni in via di sviluppo ricche di biodiversità, portano a insicurezza finanziaria e scarsa salute fisica e mentale). SDGs a rischio (Sustainable Development Goals). "Se il conflitto uomo-fauna selvatica non viene affrontato adeguatamente dalla comunità internazionale, il WWF ritiene che avrà un impatto negativo significativo sulla capacità dei paesi di soddisfare la maggior parte degli SDG", afferma M. Kinnaird. "Per poter rispettare gli SDGs entro la scadenza del 2030, il conflitto uomo-fauna selvatica deve essere esplicitamente incluso nei piani di attuazione degli Obiettivi stessi, e incluso nel nuovo quadro della Convenzione sulla Diversità Biologica”. Ridurre i conflitti. Anche se è illusorio pensare di eradicare completamente il conflitto uomo-fauna selvatica, approcci integrati e ben pianificati possono ridurre i conflitti e portare a forme di convivenza tra persone e animali selvatici. Tali approcci richiedono l’attuazione di diverse attività: prevenzione, mitigazione, ricerca e monitoraggio, il tutto supportato da un forte sostegno politico e dalla partecipazione delle comunità locali. L’esempio dei leoni. Un esempio di questo può essere visto nell'area di conservazione transfrontaliera dello Zambesi di Kavango nell'Africa meridionale, dove un approccio integrato alla gestione del conflitto uomo-fauna selvatica ha portato nel 2016 a una riduzione del 95% delle uccisioni di bestiame e all’azzeramento delle uccisioni di leoni per rappresaglia (almeno 17 leoni erano stati uccisi solo nel 2012 e nel 2013), consentendo alle popolazioni di animali selvatici di riprendersi. Ridurre il conflitto uomo-fauna selvatica in questo modo può portare a opportunità e benefici non solo per la biodiversità e le comunità colpite, ma anche per la società, lo sviluppo sostenibile, la produzione e l'economia globale in generale.